Regattin & Allamán 2015

 


Conclusioni

  • Tradução de Moulinié e Barbier foi uma antitese de Royer. 340
  • Hoquet
    • Thierry Hoquet (2013), metta la traduzione e il tradurre al centro della propria riflessione, con tutti gli apparati che precedon l'opera di Darwin interamente dedicati a questi aspetti, tanto dal punto divista storico quqnto da quello pratico e proceduarel. L'ottica non é nemmeno in questo caso quella della critica negativa, intesa come allusione alle mancanze delle versioni precedenti; siamo di fronte piuttosto a una storia delle traduzioni e delle edizioni, che mette in avanti le ragionistoriche e sociali delle diverse versioni francesi del testo di Darwin, in parziale sintonia con la versione del 1992. 341
  • Na espanha a voz do tradutor é quase inexistente. Só frouffe comenta outras. 342
  • Espanha ainda
    • Le principali differenze testuali tra le diverse versioni riguardano essenzialmente la tipografia, la sintytassi e il lessico, che vengono modificati in particolare nei passagi piú descrittiiv. I frammenti esplicativi contenenti aspetti fondanti della teoria della selezione naturale presentano invece un grado minore di variazione da una versione all'altra. 343
  • Ver Scarpa 2001 sobre a escolha na tradução técnica. 343
  • Diversas leituras possíveis 344
  • paradosso dell'observatore e outros
    • Tornando alle traduzioni considerate in questo lavoro, é forse possibile incrociare il fenomeno, appena descritto, delle molteplici riprese testuali da un lavoro all'altro con l'impressione che le traduzioni francesi, italiane e spagnole analizzate siano semr epiu "adeguate" (Toury 1995); è senz'altro possibilie che ci troviano di fronte a una forma di "paradosso dell'osservatore": temporalmente e culturalmente piu vicini alle ultime traduzioni, siamo forse - per questo stesso motivo - piu in sintonia con esse. C'e pero un'altra spiegazione plausible: bisogna tener conto de fatto che, come si evince anche dai paratesti che lo accompagnano nelle diverse aree considerate, le sue traduzioni si inseriscono all'interno  di progretti editoriali via differenti: l'opera viene recepita a secondadei momenti como testo scientifico di punta, testo divulgativo, classico del pensiero scientifico, classico della cultura in senso ampio. Questa graduale trasformazione potrebbe spiegare l'impressione di trovarci di fronte a strategie traduttive di volta in volta piu adeguate, strategie che passano dal lato 'addomesticante' a quello relativamente "straniante" della pratica traduttiva.
    • Appare qui necessario considerare la questione dell'"ipotesi ritraduttiva" avanzata da Antoine Berman e Paul Bensimon (1990), in base ala quale ogni ritraduzione avrebbe luogo per l'originale e contro le sue traduzioni esistenti : gni nuova traduzione di un testo costituirebbe, cosí, un passo piu, un progressivo avicinamento alla sua veritá. Nel nostro caso, una simile ipotesi é tutavia messa indifficoltá dalla variabilita stressa del testo-fonte: come ha notato brisset (2004) per la Francia - ma possiamo applicare la stessa riflessione anche all'italia - non si puo parlare di traduzioni di un solo testo, ma piuttosto di traduzione delle Origin. Le ritraduzioni si compiono a partire da divese edizioni del testo originale, e ttuavia si contrappongono di frequente alle traduzioni esistenti, moltiplicano gli spazi e i tempi della traduzione. La situazine spagnola e parzialmente diversa: in qusto contesto sembra effetivamente possivbile parlare di "ritraduzzione che ha luogo per un originale" dal momento in cui tutte le traduzioni si rifanno alla sesta eidzione inglese, con l'ecczione del testo di Barroso-Bonzoon, che curiosamente rombe la serie. Piu sorprendente e il caso di Godo, che sembra riprendere la prima, la terza e la sesta edizioni, in modo alternato. 344-5
  • As primeiras traduções são domesticadoras. Existe macrodomesticação
  • O efeito da sintese nas trads
    • Come sappiamo, a partire dalla sintesi moderna degli anni trenta del XX secolo le polemiche calano, e l'Origin si legge ormai alla luce delle nuove scoperte scientifiche legate alla genetica. Il senso e la portata del testo darwiniano paiono stabilizzarsi, e se in Italia e Francia l'attività editoriale si riduce - la frequenza delle ritraduzioni, molto alta nel XIX secolo, precipita nei primi decenni del XX: in Italia bisognerà aspettare il 1959, in Francia il 1992 perché versioni testualmente nuove vedano la luce, in Spagna la situazione è diversa, con numerose nuove traduzioni: una negli anni venti, una negli anni trenta e molte negli anni sessanta/settanta. Tutte queste nuove traduzioni, più che mostrare il desiderio di tornare a una lettura scientificamente corretta del testo – ormai entrato nel canone - lo considerano come un documento di un'epoca; sul piano testuale, da una versione all'altra, le variazioni sono molto ridotte e tutti i testi tendono a situarsi sul lato "addomesticante” della strategia traduttiva. Se da un lato il testo scientifico lascia poco margine di manovra al traduttore - ci troveremmo qui tra i testi “chiusi” di cui parla Scarpa (2001), o tra le "metafore costitutive di teoria" di Boyd (1979 [1993]) dall'altro, essendo ormai assodata l'interpretazione del testo darwiniano, non sarà possibile variare se non per modernizzare le strutture o il lessico di quei passaggi esplicativi che vanno a costituire le "metafore pedagogiche". Soprattutto a partire dagli anni cinquanta, per il traduttore diviene possibile rielaborare il testo soltanto per chiarire, esplicitare, precisare ciò che Darwin spiega. Di conseguenza, il margine di manovra, lo spazio per dare vita a diverse edizioni si sposta gradualmente al progetto-libro, attraverso accorgimenti quali la variazione del tipo di collana, la proposta di nuove prefazioni, l'inclusione di note del traduttore o di esperti, la presenza più o meno massiccia di illustrazioni, e così via.
    • Poco a poco si osserva un'ulteriore trasformazione del testo, che nato come testo scientifico - a partire dal tardo XX e in maniera ancora più evidente in questo inizio del XXI secolo, emerge come opera lettera ria. Si diversificano le competenze dei prefatori e i luoghi di edizione, e cambiano nuovamente le strategie di traduzione. In Francia questo passaggio avviene piuttosto tardi, e coincide con l'anniversario del 2009; vengono pubblicate in quest'occasione una versione ridotta del testo per un grande quotidiano, Le Monde, e la prima delle due versioni tradotte in un'ottica "straniante", con un'aderenza al testo adottata normalmente solo per le opere letterarie; l'attenzione filologica della versione del 2013 compie un passo ulteriore nella stessa direzione. In Italia, il cambiamento inizia nel 1974 con una prima versione realizzata da un traduttore professionista, non esperto dell'ambito, continua nel 1982 con una traduzione della versione abbreviata e illustrata curata da Richard E. Leakey, e prosegue nel 2009 con la traduzione di Giuliano Pancaldi, anche in questo caso più prossima allo stile del testo-fonte. In Spagna questo movimento prende invece il via già nel 1967 con la traduzione di Marco, introdotta dalla lunga prefazione di Cardona de Gisbert sul valore dell'opera sul piano filosofico e letterario. In questi anni, e grazie a queste aperture, il testo acquisisce un nuovo statuto: non più soltanto opera scientifica destinata a un pubblico esperto, diviene un testo classiCO dal punto di vista storico, letterario e filosofico, e le varie edizioni lo destinano a un pubblico più vasto. Questo cambiamento si rispecchia anche e soprattutto nei paratesti, che mettono in evidenza, allo stesso tempo, l'attualità della teoria e del volume e le sue “ramificazioni" nei diversi ambiti della conoscenza. Il momento-culmine di questo processo si ha forse nel 1982 e nel 2009, per quanto ci siano alcune differenze tra le diverse aree studiate. 346-7
  • Radiação adaptativa e ocupação dos nichos culturais pelas traduções 347
    •  In Francia si nota, già dall'archeologia, un ricambio quasi totale a cavallo tra il XX e il XXI secolo: l'ultima traduzione di Royer è pubblicata nel 1937, l'ultima di Moulinié nel 1973, l'ultima di Barbier nel 1989; i tre testi vengono soppiantati da Becquemont (a partire dal 1992), Berra (dal 2009) e Hoquet (dal 2013). La situazione è alquanto diversa in Italia, dove scompaiono del tutto dal panorama editoriale soltanto la traduzione di Canestrini (pubblicata per l'ultima volta nel 1933) e l'effimero tentativo della versione ridotta tradotta da Ambrogio e Cimaglia, pubblicata in un'unica occasione nel 1982; la prima traduzione, dello stesso Canestrini assieme a Salimbeni, viene più volte ristampata, fino al 2009, come edizione anastatica, mentre le seguenti (Fratini, Balducci e Pancaldi) godono tutte di ottima salute, con numerose ristampe. Più complessa è la situazione spagnola, dove le traduzioni sono molto più numerose (tra traduzioni integrali e riduzioni se ne contano ben dodici, contro le sei francesi e le sei italiane) e, con rare eccezioni - la prima edizione anonima e le traduzioni di Godó Costa e Fuster, rispettivamente del 1970 e del 1974 – continuano tutte, in misura maggiore o minore, a essere ristampate con una certa frequenza e con una grande latitudine di edizioni, cambiamenti di collana e di casa editrice. Una schematizzazione di queste differenze, specie se accompagnata da operazioni analoghe compiute su altre lingue-culture, potrebbe fornire dati interessanti. 348
  • Efeito de Royer nas traduçãoe 349-50
  • Diferença entre trad literária e cientifica
    • La differenza rispetto alla traduzione letteraria appare significativa: alla luce di quest'analisi potremmo affermare che la traduzione della scienza - anche dei classici, ormai patrimonio culturale dell'umanità in senso ampio – è un ambito maschile per eccellenza;5 e non sembra nemmeno possibile ipotizzare un'inversione di rotta in anni recenti, visto che nelle diverse aree linguistico-culturali sono presenti al massimo due eccezioni al dominio maschile in uno spettro cronologico molto ampio (Italia 1959, Spagna 1967, Francia 1980 e ancora Spagna 2001). 351
  • Royer de novo enquanto trad intermediária do mundo
    • Ugualmente, si potrebbe espandere l'analisi delle edizioni e delle traduzioni ad altre nazioni, dedicando particolare attenzione al lavoro di Royer come possibile traduzione intermedia, di passaggio tra l'inglese e la lingua di redazione delle traduzioni considerate. 352
  • A sobrevivência de uma tradução
    • Infine, un'altra possibile via di ricerca potrebbe cercare di determinare i criteri che garantiscono la sopravvivenza di una traduzione. Sulla base delle analisi condotte nel presente lavoro, è possibile ritenere che il criterio principale non sia la qualità – per lo meno non sempre - ma che il successo di una traduzione sia dettato piuttosto da ragioni editoriali o politiche in senso ampio, oppure dal momento in cui il testo viene pubblicato. 352

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